Cantarella Glauco Maria - 2015 - Manuale della fine del mondo by Cantarella Glauco Maria

Cantarella Glauco Maria - 2015 - Manuale della fine del mondo by Cantarella Glauco Maria

autore:Cantarella Glauco Maria
La lingua: ita
Format: mobi
editore: Einaudi
pubblicato: 2015-09-15T22:00:00+00:00


a lei egli diede il reggimento del regno ligure nelle veci del re,

e la chiamò con chiare parole con il nome di madre.

Per troppo tempo intorno a questi tre versi ci si è esercitati in acrobazie spericolate per salvare la figura della diletta figlia di San Pietro, dato che non li si poteva elidere; in realtà sono chiarissimi.

Matilde ufficialmente era riammessa tra le fedeltà del regno: a tal punto che sarebbe divenuta viceregina; Liguria e Lombardia erano sinonimi almeno sin dall’età di Augusto, la vicaria regni si era già verificata nella storia e non era aliena a quei decenni, se Benzone d’Alba aveva evocata per la sua admirabilis balena (non nel senso di «grassona» ma di «prodigio della natura») Adelaide di Torino. Ma c’era ben di piú: Enrico V chiamava Matilde «madre», dunque se ne dichiarava figlio: allora, se ne era ufficialmente il figlio, avrebbe avuto diritto a rivendicare l’allodio, la proprietà privata della famiglia. Matilde vedeva riconosciuta la sua dignità regale, anzi il suo diritto a pretendere una dignità regale (la regalis celsitudo, come si esprime Cosma di Praga), era madre di un imperatore e l’imperatore sarebbe stato il suo erede, del privato come del pubblico. Aveva 65 anni, avrebbe potuto governare in pace e tranquillità – tanto, lo sapeva già da lungo tempo che non avrebbe avuto eredi biologici. Già, perché Donizone, come Cosma, non fa cenno dei matrimoni della sua Signora. Donizone rende vergine la sua Signora, e cosí facendo non soltanto la eleva alla piú alta dignità terrena secondo un modello simbolico che risaliva almeno all’età di Ottaviano Augusto e giungerà almeno fino a Elisabetta I Tudor, ma garantisce il suo pieno diritto a disporre dell’eredità. Almeno l’imperatore sarebbe stato un erede di rango adeguato! E cosí trasforma in elemento ideologico-politico ciò che Cosma aveva presentato come semplice algore di femmina e sfortuna di moglie. Non è neppure una scelta, quella di Matilde, è una vocazione.

Restava un problema: Roma. Perché Matilde aveva devoluto o donato tutti i suoi beni e diritti a San Pietro:

Al tempo del signor Gregorio VII papa, nel palazzo del Laterano, nella cappella della Santa Croce […] io, Matilde contessa per grazia di Dio, per rimedio dell’anima mia e dei miei genitori ho dato e offerto alla Chiesa di San Pietro, per intervento del signor papa Gregorio VII, tutti i miei beni, sia che mi pertenessero a titolo di proprietà, tanto quelli che avevo allora o che da allora in poi avrei acquisito, o a titolo di successione o a qualunque altro titolo, e tanto ciò che possedevo da questa parte dei monti tanto quello che sembrava essere di mia pertinenza al di là dei monti, tutto come già detto ho dato e trasmesso alla Chiesa di Roma per mano del signor papa Gregorio VII, e ho chiesto che se ne facesse un documento scritto.



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